Il geco è un simpatico animaletto e, almeno una volta nella vita, sicuramente lo abbiamo potuto osservare. In più c’è tutto un portato ideale che ha mitizzato questo animale attribuendogli poteri beneauguranti che gli hanno conferito un trattamento quasi da mascotte che si è consolidato nell’immaginario collettivo.
Esistono tante varianti di questa specie di animali ma oggi vogliamo appuntare la nostra attenzione sul geco leopardino (Eublepharis Macularis) che è originario dei deserti dell’Asia meridionale, molto diffuso in Afghanistan, Iraq, Iran e india e particolarmente presente in Pakistan.
Appartiene, in termini strettamente scientifici alla classe Reptilia, ordine degli Squamati, sottordine Sauri e famiglia delle Eublepharidae e predilige terreni rocciosi, in genere caccia di notte rimanendo di giorno in buchi e anfratti a riposare al riparo dal sole.
Si presenta generalmente all’aspetto con il disegno della livrea che varia significativamente con l'età. I giovani sono gialli con bande nere o marrone sul corpo e bande nere e bianche sulla coda. A mano a mano che il geco matura le bande lasciano posto ad un pattern a macchie. La livrea degli adulti è caratterizzata da un fondo giallo con spot marrone cioccolato. La cute della parte ventrale del corpo è bianca coperta da piccoli tubercoli.
Il geco leopardino è prettamente terricolo non dotato di lamelle sub-digitali per farlo arrampicare su per pareti ma si aiutano con le unghie. Hanno un corpo tozzo e possono raggiungere i 20 centimetri per un peso di circa 100 grammi. Sono dotati di coda grossa e tozza che riveste un ruolo importante perché ospita riserve di grasso che possono funzionare sia come fonte di acqua metabolica sia come riserva di energia per il letargo.
Allevarli in cattività non è difficile, basterà munirsi di un apposito terrario e ricreare lì esattamente il loro habitat seguendo i criteri ambientali dei loro luoghi di origine. L’ alimentazione del geco leopardino è semplice, è un insettivoro e si nutre facilmente di insetti vivi come grilli, tarme della farina, blatte o locuste.
La riproduzione dei gechi leopardini in cattività non è molto difficile, però, richiede attenzione nei confronti del calore del terrario. Bisogna stare attenti a simulare l’arrivo dell’inverno e far calare gradualmente la temperatura fino ai 18 gradi durante il periodo fra dicembre e febbraio.
Bisogna tenere conto anche che il geco leopardino è uno di quegli animali che andrà in letargo e bisognerà lasciarli disponibile dell’acqua ma senza il bisogno di nutrirlo. Alla fine è pur sempre della famiglia dei sauri ma è uno dei sauri più mansueti ed è praticamente impossibile che si metta a mordere: se è stressato tende a rifugiarsi nella tana, e alla fine un suo morso difficilmente può recare danni ad un essere umano.
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