Blog e news

Le api: piccole alleate per la nostra salvezza

pubblicato il 21/08/2019
Le api: piccole alleate per la nostra salvezza
Blog

E' un po' di tempo che si sente ripetere che le api sono a serio rischio e con loro tutto il nostro ecosistema; in quanti abbiano realmente capito questo discorso, però, è davvero difficile capire. Sembra un altro tema animalista o ecologista e molti ancora storcono il naso a sentire argomentare di questo ma, forse, non hanno ben presente cosa significhi questo animale per noi e per l'equilibrio del pianeta o forse sono troppo terrorizzati dall'associazione dell'ape con le dolorose punture, associazione del tutto infondata.

Cerchiamo di essere chiari e precisi allora: le api  attuano quel processo che prende il nome di impollinazione che, producendo nuove piante, crea più ossigeno. Intenderete bene, ora, che se questi insetti vengono meno o non possono più espletare i loro compiti essenziali è tutto il sistema planetario che si rompe e noi, pur in cima alla catena alimentare, non saremo immuni dalla catastrofe che ne deriverebbe

Ora il loro numero sta crollando su scala mondiale, a causa di cambiamenti climatici, agricoltura intensiva, pesticidi, perdita di biodiversità e inquinamento. Pensate che si è stimato che se le api sparissero la perdita di cibo per l'uomo derivante da ciò sarebbe del 76% per cento, con un costo di circa 151 miliardi; e a livello naturale meno semi vuol dire meno piante, quindi più desertificazione.

La “Sindrome di spopolamento dell'alveare” il “Climate Change” sono le due motivazioni principali dell'assottigliamento della popolazioni delle api a livello mondiale e mentre il primo è causato da un parassita che attacca gli insetti per il secondo non basterebbe un intero trattato per sceverare tutto quanto di autodistruttivo l'uomo ha fatto e sta facendo al povero Pianeta che ci ospita pensando di essere immune dalle responsabilità della propria incuria del territorio o peggio dell'avvelenamento costante di esso, oppure più semplicemente rimane vittima di se stesso in quell'atteggiamento tutto umano di scaricare le proprie colpe sulle generazioni future.

Cosa fare, vi starete chiedendo, per affrontare questo problema e per dare una mano a risolverlo? Cominciamo subito col dire che bisogna innanzitutto capire e poi informarsi. Non è che tutti di punto in bianco dobbiamo diventare apicoltori ma possiamo partecipare al salvataggio di questi insetti tanto importanti, semplicemente piantando fiori in balcone e in giardino, o installando un  bee hotel per dar loro rifugio anche in città.

Informarsi è fondamentale per capire che esistono innumerevoli specie di api e quelle di cui stiamo parlando non sono quelle da miele, per avere a che fare con le quali c'è bisogno di una preparazione specifica, ma quelle che vengono definite api solitarie o impollinatrici. 

Le api solitarie non vivono in colonie e non dovendo proteggere grandi quantità di miele hanno molto meno veleno e molto difficilmente arrivano a pungere. Le più comuni sono le primaverili Osmie, le Bivoltine e le estive api “Tagliafoglie”. Queste sono tutte api non aggressive anzi miti e i maschi addirittura non possiedono nemmeno il pungiglione.

Piantare fiori, specie se autoctoni, non crediamo abbia bisogno di grandi spiegazioni. E' un azione che abbellisce i nostri balconi o giardini e da loro un habitat naturale. Un bee hotel significa allo stesso modo fornire loro un rifugio dove riprodursi e fare in modo che il ciclo delle api non finisca. 

I bee hotel sono strutture esagonali in legno al cui interno sono disposte cannucce di carta, ciocchetti di legno e laniccia, tutti materiali che le api adattano per costruirsi un piccolo rifugio. Tutto quello che dovrete fare è posizionarne uno sul balcone al resto penseranno loro, un piccolo gesto che non ci costa nulla ma che aiuterebbe a risolvere questo problema planetario. 

Non è vero che i problemi più sono grandi e meno possiamo fare, se ognuno fa un piccolo gesto e tanti lo imitano allora il problema diventerà più piccolo e la sua risoluzione diventerà più possibile.

 Pensiamoci!

Vuoi consigliare questo articolo?
Condividilo sui social